Oggi vi parlo di una piccola gemma della letteratura russa che, nonostante la sua brevità, racchiude in sé i germi dei colossali romanzi di Tolstoj e Dostoevskij. Sto parlando di "La figlia del capitano" di Aleksandr Puškin. Si tratta di un romanzo storico piuttosto breve (circa un centinaio di pagine) ambientato nella Russia di fine Settecento che ha come protagonista il giovane Pëtr e il suo percorso di crescita attraverso l'esperienza della guerra e dell'amore.

Il romanzo in breve
Pëtr è un giovane sedicenne che viene mandato al servizio militare dal padre. Invece di prestare servizio come sperava nella grande città di San Pietroburgo, il padre lo fa relegare nella sperduta Orenburg, convinto che questo ambiente sarà maggiormente formativo per il carattere molle del figlio. Contro ogni pronostico, Pëtr trova in quel luogo desolato un ritmo di vita calmo e appagante, e stringe una affettuosa amicizia con la figlia del comandante, la timida Maša. Ma presto un'insorgenza di ribelli cosacchi guidata da Pugačëv interrompe la quiete del forte, e Pëtr si vede costretto ad affrontare la cruda realtà della guerra e la dolorosa separazione da Maša. La situazione si ribalta di nuovo quando Pugačëv riconosce in Pëtr il giovane che, qualche tempo prima, gli aveva generosamente donato una pelliccia di lepre in segno di riconoscenza per averlo portato in salvo da una bufera di neve, e decide così di restituire il favore risparmiando la sua vita, garantendogli la fuga e acconsentendo al suo matrimonio con Maša. Nonostante il benestare di Pugačëv, l'amore di Pëtr è Maša è minacciato da un nemico ben più pericoloso: il giovane capo della ribellione Švabrin che, respinto con disprezzo dalla ragazza, si rifiuta però di abbandonare le sue aspirazione amorose. La difesa della patria e dell'amore si mescolano in un avvincente tiro alla fune che culmina nel raggiungimento della maturità di Pëtr.
Opinioni
La narrazione è snella e asciutta, e procede in modo spedito: non vengono fornite informazioni irrilevanti o dettagli che non siano funzionali allo sviluppo della storia o alla caratterizzazione psicologica dei personaggi. Ci sono più vicende che si accavallano e si intrecciano, ma i personaggi e i luoghi restano di numero esiguo, permettendo al lettore di orientarsi facilmente.
Quello che colpisce maggiormente è che, nonostante la semplice banalità della trama, il romanzo presenta personaggi a tutto tondo dalla psicologia complessa e variegata. Anche di fronte ai personaggi dai comportamenti più crudeli, Puškin ci fa morire la sentenza sulle labbra svelando un pensiero che tradisce il carattere profondamente umano delle loro scelte.
Non posso spiegare quello che sentivo separandomi da quell'uomo terribile, mostro, scellerato per tutti, fuorché per me solo. Perché non dire la verità? In quel momento mi suscitava una viva simpatia. Desideravo ardentemente strapparlo dai malfattori che comandava, e salvare la sua testa, mentre ancora si era in tempo. Švàbrin e la gente affollatasi intorno a noi mi impedirono di dire tutto quello di cui era pieno il mio cuore.
Švabrin, traditore pronto a commettere ogni tipo di violenza compresa la disumana segregazione di Maša, arriva a celare il nome della ragazza che ama per proteggerla, pur sapendo quanto lei lo disprezzi, ed essendo consapevole che in questo modo aiuterà il rivale in amore ad ottenere la sua mano.
Lo ascoltai in silenzio e fui contento di una sola cosa: il nome di Mar'ja Ivànovna non fu pronunciato dall'infame scellerato, forse perché il suo amor proprio soffriva al pensiero di colei che lo aveva respinto con disprezzo; forse perché nel suo cuore si celava una scintilla di quello stesso sentimento che costringeva anche me a tacere.
Allo stesso modo Pugačëv, capace di giustiziare a sangue freddo il comandante e sua moglie, mostra grande magnanimità e riconoscenza nei confronti di Pëtr e del gesto di gentilezza da lui compiuto tempo prima, portandolo infine alla salvezza.
Un altro tratto distintivo di tutti i personaggi è l'integrità delle loro risoluzioni, un aspetto che personalmente ho trovato emozionante e motivazionale. Pëtr non fa che mettere in pericolo la propria vita per servire sia la patria che l'amore verso Maša. Da ragazzino immaturo e impulsivo diventa il ritratto di una saggia onestà, che in più di un'occasione gli è amica e gli salva la vita. Il padre di Pëtr mostra una forza di volontà titanica quando, con commossa convinzione, si rifiuta di capitolare sotto gli ordini dei capi della rivolta.
- Non ci arrenderemo, scellerato! - Gli rispose il babbo con voce ferma. Il suo viso ardito, coperto di rughe, si era mirabilmente animato. Gli occhi sfavillavano di sotto alle canute sopracciglia.
Maša, descritta dall'inizio come timida, pallida e tremante, trova il coraggio di compiere un'azione eroica e coraggiosa per scagionare Pëtr e salvare il loro amore. Nonostante sia solo una contadinella, la sua purezza e la sua innocenza commuovono profondamente Caterina II che alla fine esaudirà il suo desiderio.
La convinzione nelle proprie scelte di vita deriva da una fede intima e confortante. Ogni conseguenza futura viene rimessa a una provvidenza divina, a un destino ineluttabile, cosa che confida ai personaggi una mirabile capacità di accettazione delle disgrazie.
Per quanto riguarda lo stile, sono rimasta piacevolemente sorpresa e profondamente colpita dal modo impressionista con cui Puškin ritrae personaggi e situazioni. Le descrizioni dei paesaggi, in particolare, non vengono fornite integralmente, ma sono solo abbozzate con rapide e precise pennellate:
La fortezza di Bielogorsk si trovava a quaranta verste da Orenburg. La strada seguiva la scoscesa riva del Jaik. Il fiume non era ancora gelato, e le sue plumbee onde nereggiavano tristemente tra le uniformi rive, coperte di bianca neve.
Una sera (fu al principio dell'ottobre 1773) me ne stavo a casa solo, ascoltando l'urlo del vento autunnale e guardando dalla finestra le nubi che fuggivano davanti alla luna.
Altre scene sono dipinte invece con la dolcezza di chi richiama alla memoria un ricordo affezionato:
Una volta in autunno la mamma coceva in salotto della confettura di miele e io, leccandomi le labbra, guardavo ribollire la liquida crosta.
A sera ci riunimmo in salotto attorno al samovàr, discorrendo gaiamente del passato pericolo. Mar'ja Ivànovna versava il tè. Io le sedevo accanto e mi occupavo di lei esclusivamente. I miei genitori parevano considerare con benevolenza la tenerezza delle nostre relazioni. Tuttora quella serata vive nel mio ricordo. Ero felice, perfettamente felice; ma ce ne sono di tali momenti nella povera vita umana?
Nel complesso, "La figlia del capitano" è un romanzo accessibile dal gusto incantevolmente russo con una trama ricca di colpi di scena e personaggi a cui è impossibile non affezionarsi. Per concludere con una citazione di Gogol:
In confronto con la Figlia del capitano, tutti i nostri romanzi e racconti sembrano uno stucchevole sbrodolamento. La purezza e la schiettezza vi si trovano ad un gradino così alto che la realtà stessa sembra artificiosa e caricaturale. [...] Tutto ciò è non solo la pura verità, ma perfino meglio della verità. E così dev'essere, questa è la vocazione del poeta: farci uscire da noi stessi e farci tornare in una forma purificata e migliore.
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