Ho deciso di dedicare la prima recensione su questo sito ad un libro che occupa un posto speciale nel mio cuore: De grenzen van mijn taal ("I limiti della mia lingua") di Eva Meijer. Il sottotitolo recita een klein filosofisch onderzoek naar depressie ("una breve dissertazione filosofica sulla depressione), ma non lasciatevi ingannare dalle etichette editoriali: questo saggio ha più potenziale evocativo di una raccolta di poesie.

Il libro in breve
In De grenzen van mijn taal ("I limiti della mia lingua"), Eva Meijer esplora il fenomeno della depressione a partire dalla propria esperienza diretta, e ne indaga il significato profondo servendosi di teorie filosofiche e opere d’arte che affrontano i temi dell’identità, della pazzia, del suicidio e del senso della vita. Il lettore ideale è un lettore generico, un lettore curioso che cerca risposte a domande esistenziali, ma non necessariamente un lettore che soffre di depressione. La grandiosità di questo saggio sta proprio nella capacità dell'autrice di attingere a fonti provenienti da ambiti artistici diversi per creare nel lettore un sentimento di familiarità, e rievocare tramite esperienze artistiche e letterarie condivise le sensazioni provocate dall'episodio depressivo.
La particolarità stilistica della narrazione risiede nell’alternanza tra uno stile chiaro, conciso e lineare (tipico della saggistica), e uno stile femminile, lirico, e poetico, impreziosito da lunghe metafore evocative. Gli aneddoti autobiografici, sebbene narrati in prima persona, sono riportati in modo oggettivo e distaccato. L’anoressia, in particolare, viene dipinta in modo crudo e realista, senza mai cadere nel drammatico.
Il linguaggio espressivo è riservato alle numerose e suggestive metafore della depressione, descritte con grande trasporto emotivo, il cui obiettivo è distaccarsi dalle trite rappresentazioni più frequentemente utilizzate per indicare e spiegare questo fenomeno.
Una fine. Una custodia, un mondo dentro il mondo (un sé dentro il sé), pensieri che si insinuano in un nido di altri pensieri come un cuculo, e scaraventano di sotto senza pietà i fratellastri sani, un’ombra sempre presente, anche nella luce, una conferma, una verità, un’illusione, sabbia pesante tra la spiaggia e il mare, una muffa che si infiltra dappertutto con le sue spore, fruscio, scomparire, grigio che assorbe il colore fino a farne restare solo un ricordo
Ma Eva Meijer si spinge ancora più in là. Dietro le metafore e le descrizioni poetiche, nasconde la sua coraggiosa difesa della depressione. Attraverso la Storia della Follia di Michel Foucault, ripercorre la storia della malattia mentale e la sua connotazione di inferiorità nella cultura occidentale. A questo contrappone la sua visione della depressione come una condizione privilegiata, l’esasperazione dello scetticismo metodologico cartesiano che, attraverso il distacco dalla realtà, consente all’individuo di grattare la superficie dell’esistenza e svelarne alcune verità universali, come la solitudine e l’assurdità della vita.
Eva Meijer rileva infine le soluzioni da lei stessa adottate come forma di resistenza alla depressione: passeggiate, disciplina e resilienza. Uscire a camminare permette al corpo di sentire la terra sotto i piedi, affermando il proprio diritto di esistere e di occupare uno spazio nel mondo, e ristabilendo la connessione perduta con la realtà. La ferrea disciplina lavorativa, condensata nel motto meglio stanca che morta, dà forma alle giornate e alla propria identità, operando come fonte di senso e significato e come forma di radicamento nel mondo. Infine, la resilienza è forse la capacità che necessita maggiormente di essere allenata: data la natura ricorrente degli episodi depressivi, chi soffre di depressione si trova davanti alla possibilità di ricominciare da capo ma, allo stesso tempo, non ha altra scelta che quella di ricominciare.
Opinioni
De grenzen van mijn taal è un'intima raccolta di pensieri e riflessioni; durante la lettura, si ha l'impressione di addentrarsi nelle segrete confidenze di un'amica di vecchia data. Il mondo della depressione viene dipinto con dolorosa onestà e matura consapevolezza. Eva Meijer riesce straordinariamente ad aggirare l'aspetto puramente drammatico dei pensieri depressivi per trasformarli nel terreno fertile di una riflessione esistenziale sul senso della vita. L'episodio depressivo si trasforma quindi in un momento rivelatorio in cui l'abbagliante patina di menzogna e apparenza che riveste l'esistenza si sfalda, portando alla luce due verità universali crude e insopportabili: la solitudine e l'assurdità. Chi soffre di depressione, infatti, nutre la necessità martellante di trovare un senso al dolore che è costretto a sopportare, di aggrapparsi ai propri valori, a una direzione da seguire. E la grandiosità di questo libricino risiede nella sua capacità di fornire gli strumenti per farlo. Eva Meijer offre una buona dose di speranza, pur conservando grande onestà e lucidità. Non fa promesse che sa di non poter mantenere. Comincia con la constatazione di una verità distruttiva, l'assurdità della vita, ma termina il libro con numerosi suggerimenti per porvi rimedio, per trovare e creare il senso che in fondo stiamo cercando tutti.
Per concludere, De grenzen van mijn taal è un libro unico nel suo genere, caratterizzato da un approccio fresco e creativo e da un'esecuzione impeccabile. Un must per chiunque abbia il coraggio di avventurarsi nei vani più oscuri della mente umana.
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