Moods - Recensione

Pubblicato il 14 novembre 2021 alle ore 12:00

Moods è il primo romanzo pubblicato dalla scrittrice americana Louisa May Alcott nel 1864. Per la pubblicazione, l’editore aveva richiesto il taglio di diverse scene ma, a seguito di alcune critiche che testimoniavano la difficile comprensione del finale, la Alcott decide di pubblicare nel 1882 una nuova edizione rivista, in cui ripristina i capitoli tagliati e modifica il finale. La recensione che segue si riferisce unicamente alla prima versione del 1864.

 

Il romanzo in breve

Sylvia è una ragazza di diciassette anni dal temperamento inquieto. Nonostante l’età le imporrebbe la padronanza di competenze considerate prettamente femminili, come il cucito, il ricamo e la cura della casa, Sylvia si sente più a suo agio nel mondo maschile, fatto di avventure e gite nella natura selvaggia. Questa predilezione la allontana dalla sorella Prue e la avvicina al fratello Mark e ai suoi due amici Geoffrey Moore e Adam Warwick. La ragazza persegue innocentemente queste amicizie, cadendo nella trappola di un triangolo amoroso di difficile soluzione: Geoffrey è innamorato di lei, ma il suo cuore ha già scelto Adam che, pur ricambiando il sentimento, non si dichiara poiché già promesso sposo a Ottila. Convinta che Adam si sia sposato, Sylvia cura il suo dolore sostituendolo con Geoffrey. Una volta sposata, dovrà però fare i conti con la verità del suo cuore e con la propria integrità, e dovrà scegliere tra convenzione sociale e rigore morale individuale.

Lo stile

Questo primo romanzo di Louisa May Alcott contiene già tutta la vivacità del suo stile narrativo. Il libro contiene diverse massime morali appartenenti a una saggezza popolare femminile, e descrive la condizione di una categoria specifica di donne, alle quali la scrittrice stessa si associa:
“She had joined that sad sisterhood called disappointed women; a larger class than many deem it to be, though there are few of us who have not seen members of it. Unhappy wives; mistaken or forsaken lovers; meek souls, who make life a long penance for the sins of others; gifted creatures kindled into fitful brilliancy by some inward fire that consumes but cannot warm. Those are the women who fly to convents, write bitter books, sing songs full of heartbreak, act splendidly the passion they have lost or never won. Who smile, and try to lead brave uncomplaining lives, but whose tragic eyes betray them, whose voices, however sweet or gay, contain an undertone of hopelessness, whose faces sometimes startle one with an expression which haunts the observer long after it is gone.”
In alcuni passaggi, la Alcott esplicita i tratti psicologici dei personaggi fornendo una dettagliata spiegazione della loro origine e del loro funzionamento. Questa strategia permette al lettore di comprendere meglio le scelte dei personaggi, e di empatizzare con loro:
“Sylvia had not learned to reason yet, she could only feel, because, owing to the unequal development of her divided nature, the heart grew faster than the intellect.”
Quando i personaggi interagiscono tra di loro, tuttavia, la narrazione assume quasi sempre un punto di vista esterno. In questi casi, l’autrice preferisce dipingere visivamente la situazione dando spazio a gesti, linguaggio del corpo, e cambiamenti fisici, che testimoniano un cambiamento interiore:
“For a moment she struggled to escape, but the grasp that held her was immovable. She tried to oppose a steadfast front and baffle that perilous inspection, but quick and deep rushed the traitorous color over cheek and forehead with it mute betrayal. She tried to turn her eyes away, but those other eyes, dark and dilated with intensity of purpose, fixed her own, and the confronting countenance wore an expression which made its familiar features look awfully large and grand to her panic-stricken sight. A sense of utter helplessness fell on her, courage deserted her, pride changed to fear, defiance to despair; as the flush faded, the fugitive glance was arrested and the upturned face became a pale blank, ready to receive the answer that strong scrutiny was slowly bringing to the light, as invisible characters start out upon a page when fire passes over them.”
Infine, la Alcott fa spesso capolino commentando in prima persona le scene che seguono, spesso con un pizzico di ironia, rendendo la narrazione più interattiva e rivolgendosi direttamente al lettore:
“Whoever cares only for incident and action in a book had better skip this chapter and read on; but those who take an interest in the delineation of character will find the key to Sylvia's here.”
“When tea was over, for heroes and heroines must eat if they are to do anything worth the paper on which their triumphs and tribulations are recorded [...]”

Matrimonio e indipendenza

Il fulcro del romanzo è la condizione della donna all’interno dell’unione matrimoniale. Spinta dalle circostanze, Sylvia si sente costretta ad accettare un matrimonio senza convinzione. A differenza di Warwick, che obbedisce rigidamente alla ragione e alla propria verità individuale nonostante gli sforzi che questo richiede, Sylvia non possiede la maturità e il temperamento adatto per opporsi al volere altrui, specialmente se consapevole che il suo rifiuto sarà motivo di grande dolore. Il divario di potere tra questi due personaggi è rimarcato da una metafora di Warwick, che sottolinea la condizione subordinata e sottomessa della donna, che non può raggiungere la libertà in modo indipendente:
"I should know a man made your basket and a woman mine."
"Because one is ugly and strong, the other graceful but unable to stand alone?"

A rafforzare l’idea di rassegnazione al ruolo previsto per la donna si introduce in modo funzionale il personaggio di Prue, sorella maggiore di Sylvia. È lei a monopolizzare i preparativi per il matrimonio. Nonostante il suo buon cuore, tuttavia, Prue è troppo vincolata alle proprie convinzione e alla propria visione del mondo per comprendere lo stato d’animo della sorella, e la sua presenza non le reca affatto sollievo. Durante il matrimonio, infatti, Sylvia è in preda a una letargica apatia e si lascia passivamente condurre da marito e familiari.
“Too tired to care what happened just then, Sylvia sat as she was placed, feeling like a fashion-plate of a bride, and wishing she could go to sleep.”
“Sylvia always had a very confused idea of what happened during the next hour. She remembered being kissed till her cheeks burned, and shaken hands with till her fingers tingled; bowing in answer to toasts, and forgetting to reply when addressed by the new name; trying to eat and drink, and discovering that everything tasted of wedding cake; finding herself up stairs hurrying on her travelling dress, then down stairs saying good by; and when her father embraced her last of all, suddenly realizing with a pang, that she was married and going away, never to be little Sylvia any more.”

Durante la luna di miele, Sylvia scambia ingenuamente il godimento delle escursioni in mezzo alla natura con un più elevato sentimento d’amore nei confronti del marito. Una sera, Warwick si presenta a casa sua insieme a Faith, cugina di Geoffrey, e la sua presenza riapre la dolorosa cicatrice nel cuore di Sylvia, facendole riversare inconsciamente nelle sue azioni tutti i sentimenti che invano aveva cercato di reprimere. Segretamente, Faith è a conoscenza dell’amore che lega Sylvia e Warwick, e cerca di aiutarla iniziando una lunga conversazione su un fatto di cronaca che vedeva protagonista una donna che, non amando più il marito, lo aveva lasciato per il suo vero amore.

Prue e Geoffrey manifestano opinioni conservative, incentrate sul mantenimento delle apparenze e sul rispetto del decoro che prevedono le convenzioni sociali e morali.
"Sylvia, how can you excuse her in that way? She should have done her duty whether she loved the old gentleman or not, and kept her troubles to herself in a proper manner. You young girls think so much of love, so little of moral obligations, decorum, and the opinions of the world, you are not fit judges of the case.
Warwick e Faith, al contrario, dimostrano di essere più moderni, mettendo al primo posto l’integrità e la verità individuale, e sostenendo che sia necessario agire in onestà anche a costo di dover sopportare le maldicenze della società.
“She should have honestly decided which she loved, have frankly told the husband the mistake both had made, and demanded her liberty. If the lover was worthy, have openly married him and borne the world's censures. If not worthy, have stood alone, an honest woman in God's eyes, whatever the blind world might have thought”

Warwick, quintessenza dell’indipendenza, riesce a rispettare solo una donna che possieda altrettanta indipendenza. Per questo motivo si allontana da Ottila e pretende che la ragazza, prima di rifugiarsi nel matrimonio, trovi se stessa:
“In three months you conquered me; can you conquer yourself in twelve?"

Faith si spinge ancora più in là, costituendo il personaggio in assoluto più all’avanguardia di “Moods”. Con la sua saggezza femminile, guida Sylvia verso l’indipendenza, illustrando non solo il motivo del fallimento del suo matrimonio, ma anche il motivo per cui sarebbe poco saggio sposare Warwick. Nonostante l’amore e l’attrazione che i due provano l’uno per l’altra, i loro temperamenti sono troppo distanti per poter essere conciliati a lungo termine. La soluzione proposta da Faith, quindi, è che Sylvia si allontani sia da Geoffrey che da Warwick, e che si sforzi di trovare se stessa.
“Few women, if wise, would dare to marry this man, noble and love-worthy as he is, till time has tamed and experience developed him. Even then the risk is great, for he demands and unconsciously absorbs into himself the personality of others, making large returns, but of a kind which only those as strong, sagacious, and steadfast as himself can receive and adapt to their individual uses, without being overcome and possessed. [...]
You know that this presence excites, yet wearies you; that, while you love, you fear him, and even when you long to be all in all to him, you doubt your ability to make his happiness. [...]
Then, it is scarcely necessary for me to tell you that I think this unequal marriage would be but a brief one for you; bright at its beginning, dark at its end. With him you would exhaust yourself in passionate endeavors to follow where he led. He would not know this, you would not confess it, but too late you might both learn that you were too young, too ardent, too frail in all but the might of love, to be his wife. It is like a woodbird mating with an eagle, straining its little wings to scale the sky with him, blinding itself with gazing at the sun, striving to fill and warm the wild eyrie which becomes its home, and perishing in the stern solitude the other loves. Yet, too fond and faithful to regret the safer nest among the grass, the gentler mate it might have had, the summer life and winter flitting to the south for which it was designed."

Il livello di profondità psicologica con cui Faith percorre le tappe di un’eventuale unione con Warwick testimonia una profonda conoscenza della psicologia umana e delle dinamiche che regolano i sentimenti. Personalmente, considero questo passaggio un avvertimento decisamente moderno contro le relazioni sbagliate o tossiche che, pur essendo basate su un sentimento d’amore, conducono solo a miseria e sofferenza, e devono essere allontanate con coraggio e fermezza. Inoltre, Faith dimostra di avere grande integrità morale nel momento in cui incita Sylvia a pensare al male che avrebbe fatto fingendosi innamorata e continuando la relazione nella menzogna. In lei, come in Warwick, vi è necessità assoluta di onestà:
“It is necessary to be just, it is not necessary to be happy." 

Il personaggio di Faith ricalca le scelte di vita della stessa Alcott, che rinuncia al matrimonio per mantenere la propria indipendenza. 

Conclusione: trend romantico o critica sociale?

Il romanzo termina drammaticamente con la morte della protagonista. Nella letteratura romantica, la tragicità del finale con la morte o il suicidio del protagonista ricorre in modo quasi sistematico. Considerando che il libro è stato modificato dall’editore per adattarsi ai gusti letterari dell’epoca, nasce il sospetto che il finale sia meramente una convenzione letteraria. Inoltre, la morte di Sylvia acquisisce un valore quasi moralizzante, poiché lei stessa sostiene di meritare la morte per aver sprecato la sua vita:
"I shall not leave you yet. He does not take me; it is I, who, by wasting life, have lost the right to live."

Tuttavia, io ho interpretato personalmente la morte della protagonista come una critica alla società, ancora troppo arretrata per accettare questo tipo di emancipazione femminile. Nelle prime pagine, l’autrice fa dire a Prue con rassegnazione che la donna dovrà rimanere sottomessa finché il mondo non troverà una soluzione migliore:
“Don't excite yourself, my dear; it is all very lamentable and laughable, but we must submit till the world learns better”
Durante tutto il romanzo, infatti, Sylvia lotta contro l’infelicità di un matrimonio sbagliato, ma soprattutto lotta per la sua indipendenza. Quello che Faith sottintende quando cerca di farle comprendere perché l’unione con Warwick sarebbe altrettanto fallimentare, è che è l’indipendenza di Warwick di cui è veramente innamorata. La sua morte, a mio avviso, simboleggia il fatto che la società (dell’epoca) non è ancora pronta ad accettare il tipo di donna che Sylvia voleva essere, e che per lei non c’è ancora un posto nel mondo. Per questo motivo, all’autrice non resta che l’opzione di farla soffrire e cancellarla.
Non sono ancora riuscita a reperire l’edizione revisionata in cui la Alcott cambia il finale proprio per rendere il messaggio più chiaro. Se dovessi trovarla, aggiornerò la recensione per confermare o confutare questa interpretazione del finale. 

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